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John Wick - Recensione

26/01/2015 | Recensioni |
John Wick - Recensione

Svestiti i panni del samurai (47 Ronin e Man of Tai Chi), Keanu Reeves,  con il suo completo nero, giacca e cravatta, ritorna sul grande schermo nel ruolo di un hit-man, un killer professionista senza scrupoli, innamorato della moglie, deceduta da poco.

Dopo il suo funerale, John riceve l'ultimo regalo di lei: un cagnolino. La notte seguente però, Iosef (Alfie Allen), il figlio di uno noto boss della mafia russa amico di Wick, irrompe  a casa sua e gli ruba l’auto uccidendogli il cane. Quando John si riprende, dichiara vendetta.

Questo il ritratto del classico protagonista solitario, arrabbiato con il mondo che attende un pretesto per poter scatenare la sua rabbia interiore e gridare, anche se in silenzio, la sua vendetta. John Wick infatti è uno di poche parole, a parlare per lui, i fatti, in special modo le sue armi.

Il film infatti, grazie alle innumerevoli scene d’azione può essere catalogato sotto le pellicole del genere “sparatutto”, un po’ come i videogames, suddivisi in livelli. Di per sé infatti, la trama banale e i tratti quasi caricaturali del protagonista, riducono il film ad un’ora e mezza di tanto fumo, quello che fuoriesce dalle canne delle pistole, e poco arrosto.

Del resto, non ci si poteva aspettare molto altro da un regista esordiente come Chad Stahelski, con una carriera da stuntman. La pellicola infatti sembra essere imperniata e costruita sulle tipiche scene da stunt, utili per sfogare la rabbia del protagonista. L’unica nota contrastante, l’unica originale, è quella rappresentata dal sicario Marcus (Willem Dafoe), incaricato di uccidere l’amico John, che però delude per la sua natura accennata.

Il film gode di un buon montaggio grazie ad elissi ad hoc e l’uso dei flashback, anche se la regia quasi da videoclip musicale, regalando buone scene dal punto di vista visivo, si riduce però al minimo.

Ciò che ne traspare alla fine è la superficialità del film: la storia dell’uomo nero, come il boss russo chiama Wick, che vuole educare i figli maleducati e assaporare la sua vendetta. Una figura non lontana dal classico samurai tutto arti marziali (e qui pistole) che Keanu Reeves ha più volte interpretato.

Nulla di nuovo quindi, John Wick si lascia vedere, ma solamente per una tipologia di spettatore che ama le sparatorie e i film che di per sé dicono poco, per tutti gli altri, è meglio evitare.

Alice Bianco

 


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